venerdì 20 gennaio 2012

Resoconto del convegno

Domenica 8 gennaio,  presso il Palatenda di Largo Garibaldi, ha avuto luogo il convegno”Alla scoperta del tartufo della Majella, dalla cerca al piatto”, organizzato dall’associazione tartufai di Guardiagrele.
Il Presidente  E.Cristini ha focalizzato il suo intervento sulla finalità prioritaria dell’associazione: la difesa del nostro territorio con la vigilanza continua da parte dei soci.
Ha poi evidenziato il ruolo dell’ARSSA che, con gli studi effettuati sulle potenzialità dell’Abruzzo nel settore tartuficolo, ci ha rivelato che la nostra regione si trova ai primi posti in Italia: nel libro”La filiera del tartufo e la sua valorizzazione in Toscana e Abruzzo”si ipotizza la creazione di tre strade del tartufo, tra cui la via Azzurra che parte da Lanciano, passa per Guardiagrele ed arriva fino a Quadri. Bellezze naturali e storiche, ristoranti dove si può gustare il prezioso tubero, certificato come “abruzzese” richiameranno quella parte del turismo che va alla riscoperta del territorio e della buona cucina.
La difesa del tartufo abruzzese dovrà passare necessariamente per la sua valorizzazione, visto che attualmente la nostra produzione finisce in gran parte ad Alba.
Marta Liberatoscioli, una giovane socia, ha poi tracciato un quadro interessante del cane da tartufo, soffermandosi sulle varie razze impiegate nella cerca. Ha sfatato vecchie e inutili concezioni come quella di non far mangiare il cane il giorno prima di portarlo a tartufi (cosa  inutile e dannosa): il cane ricerca il tartufo non per fame, ma per compiacere il suo padrone.
Ha poi parlato della nutrizione dei cani e dei premi da utilizzarsi, infine dei pericoli rappresentati dalle zecche e da malattie come la leishmaniosi.
L’intervento di Marta, non in programma, è stato veramente interessante e ben inserito nella tematica  trattata.
Gabriele De Laurentiis, rappresentante dell’Arssa, ha iniziato tracciando un excursus, anche storico, del tartufo. Ha messo in evidenza gli studi fatti dall’Arssa, a partire dal 2001, che ci permettono di avere un quadro generale delle tartufaie oggi esistenti in Abruzzo, sia quelle coltivate che quelle naturali.
Questi studi pongono la regione Abruzzo all’avanguardia: queste conoscenze serviranno in futuro per indirizzare i tagli dei boschi in modo da evitare la distruzione delle tartufaie esistenti e sarà possibile fare anche interventi per la salvaguardia delle stesse.
Il De Laurentiis è stato esaustivo ed efficace e la sua relazione è stata ampiamente supportata da proiezioni di dati ed elementi di indagine.
La sua esposizione si è conclusa tra gli applausi dei partecipanti.
Infine Arcangelo Tinari, figlio del più noto Peppino,  proprietario del ristorante “Villa Maiella”, ha affermato la tesi della libertà nel campo della cucina, della creatività che mal si adatta alle regole ed al conformismo.
Il tartufo è qualcosa di eclettico e di nuovo nella nostra cultura e  può adattarsi a qualsiasi piatto, dagli antipasti al dolce.
Tinari ha inoltre fatto i propri apprezzamenti per la nascita dell’Associazione tartufai con la quale spera si potranno stabilire contatti duraturi di collaborazione.
Floriano Iezzi, assessore al turismo, ha portato il saluto del sindaco, impegnato a Chieti, e ha stigmatizzato il valore del tartufo nell’ambito del turismo di Guardiagrele.
Il socio Rocco Auriti ha presentato poi il bellissimo logo che distinguerà in futuro l’Associazione Tartufai della Majella.
Dopo il convegno due assaggi di orecchiette della rinomata ditta Cocco e delle tartine a base di due varietà di tartufo: l’uncinato, una varietà del tartufo estivo dal profumo molto più accentuato, una colorazione più scura ed un sapore senz’altro ottimo (servito dopo la cottura di un minuto o più in una salsa con olio, aglio e scalogno con l’aggiunta di qualche filetto di alice).
L’uncinato, conosciuto in Francia come Trouffle de Bourgogne, ha un suo valore nell’ambito dei tartufi più pregiati.
Il fenico (mesenterico), un tartufo da riscoprire o meglio, da scoprire, che fa parte del nostro retroterra culturale, che fino ad oggi è stato ingiustamente messo da parte in Abruzzo ed anche disprezzato come elemento di disturbo se mescolato ad altri tartufi.
Si è invece scoperto, nella tradizione napoletana, un modo per apprezzarlo e gustarlo: una cottura prolungata (che elimina l’odore sgradevole e dona al piatto un gusto molto particolare) con pomodoro, un trito di scalogno, aglio e filetti di alice.
Si è conclusa così, in modo estremamente positivo, la prima manifestazione pubblica dei Tartufai della Majella.


Il Presidente Ettore Cristini

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