sabato 4 giugno 2016

Importante riunione dell'Associazione Tartufai della Majella



Venerdì 29 aprile, a Guardiagrele, Bocca di Valle, presso il Ristorante Pater Montium , si è riunita l'assemblea dell'Associazione "Tartufai della Majella". Il Presidente Ettore Cristini ha introdotto la discussione sulle tematiche presenti soffermandosi sulla Gara di cani, che verrà effettuata il 24 luglio, in Ring, a Bocca di Valle. Sull'argomento è intervenuto Rocco Auriti che ha anche prospettato l'idea di una gara più interessante da effettuarsi su terreno libero. La discussione ha coinvolto tutti i presenti. Il 24 luglio ci sarà la gara su Ring,  mentre il 23 ottobre si disputerà una prima gara su terreno libero su tartufo uncinato. Ambedue le gare si presentano interessanti e coinvolgenti, la prima per il pubblico che potrà apprezzare il lavoro dei cani, la seconda , una novità per la sezione, che appassionerà soprattutto i tartufai. Si è parlato del fenomeno degli zappatori, una cosa deplorevole che vede coinvolti individui delle regioni limitrofe e anche elementi locali, una cosa tristissima in quanto determina la fine delle tartufaie di scorzone. La funzione delle associazioni, in questo campo, è fondamentale, in quanto occorre divulgare le conoscenze che si hanno intorno al tartufo, alla sua dinamica di accrescimento e ai pericoli che questo prezioso fungo ipogeo corre. Il pericolo più grande è rappresentato dalla zappatura delle tartufaie in quanto si prende tartufo immaturo, senza alcuna proprietà organolettica, che viene venduto a raccoglitori disonesti solo per imbrogliare il cliente finale. Viene utilizzato per fare i vasetti di tartufo, soprattutto di tartufo bianco. Con il tartufo immaturo si fa proprio questo, si imbroglia ulteriormente il cliente finale che comprerà un vasetto, nel quale il prodotto naturale è sostanzialmente costituito dalla piccola quantità di tartufo immaturo accompagnato da aromi sintetici che danno una parvenza di prodotto naturale. In questo modo si spaccia il tartufo nero, immaturo e dalla gleba bianca, senza alcuna colorazione, anche per bianco pregiato. La tartufaia zappata nel breve periodo è destinata a scomparire, l'uso delle strumento inadatto, taglia le radici delle piante in simbiosi con il tartufo, elimina la micorriza presente nel terreno, distrugge asportando le spore necessarie alla riproduzione del tartufo. In tal modo il fenomeno bellissimo che porta alla crescita del tartufo si interrompe e in breve tempo la tartufaia scompare. La stessa cosa accade se non si richiudono le buche, le piccole radici disseccheranno e si avrà un processo di decadimento analogo. Si è parlato poi della necessità di approfondire le conoscenze sul tartufo, sulla sua ricerca e sulla possibilità di coltivazione. Tutti sono intervenuti su argomenti di assoluto interesse. Ettore Cristini ha evidenziato la necessità, allorché si parla di tartufo, di adottare un sistema evidenziato da un esperto francese, "dipende" ,deve essere la parola che deve precedere ogni discussione, il tartufo, contrariamente al mondo che ci circonda sfugge ancora ad una conoscenza approfondita. Negli ultimi tempi abbiamo appreso, attraverso lo studio del genoma, molte novità intorno a questo tubero. Io "scorzone" e "l'uncinato" appartengono alla stessa famiglia, solo che il primo cresce dal mese di maggio in poi, su ogni tipo di terreno, dal litorale fino ai monti, il secondo comincia a trovarsi dal mese di ottobre soprattutto in montagna ,sotto faggi e pini, il primo ha una "gleba" più chiara, tendente al marroncino, un odore più tenue, mentre il secondo ha un profumo molto più accentuato, una gradevolezza al palato molto più spiccata. Tutto questo dipende da ambienti differenti, da presenza di piante diverse e anche da mille altri fattori che concorrono nella strutturazione del tartufo. Tutti hanno partecipato alla discussione, è stato un piccolo convegno sul tubero in questione, con apporti di tutti i presenti. Sono venute fuori tutta una serie di testimonianze, con ricordi di situazioni estremamente diverse ricordate da tartufai dotati di esperienze a volte anche trentennali come quelle esposte da Giovanni Scioli. Il tartufo si evolve, cambia negli anni, segue l'uomo, lo accompagna con alti e bassi, che "dipendono" da mille cose, a partire dall'ambiente, curato o meno, dal terreno, dalle piante presenti " comari o simbionti", da microelementi presenti o meno per finire alla presenza dell'uomo e dal suo comportamento, spesso determinato dall'ignoranza e dal disprezzo delle regole della natura.
Si è parlato infine di alcuni corsi di approfondimento delle conoscenze da tenersi a scadenza mensile, si parlerà di cartografia, soccorso, veterinaria ed altro. Queste iniziative si concluderanno nel mese di dicembre con un convegno sulle prospettive del Tartufo e della tartuficultura, alla luce delle nuove disposizioni, in discussione al senato, che dovrebbero essere approvate nel frattempo e  che tendono ad uniformare la legislazione italiana a quella europea in materia fiscale tenendo presente la tracciabilità del tartufo, che è alla base della difesa del tartufo italiano e abruzzese. Alla fine si è ribadito che esistono due punti fermi intorno al tartufo. Storicamente il tartufo è conosciuto e apprezzato in Piemonte, in Toscana e in Umbria, in Abruzzo era conosciuto da sempre nell'aquilano. Oggi in Abruzzo e nel confinante Molise abbiamo la miglior produzione italiana di tartufo bianco, spesso venduto in altre regioni come prodotto locale. Abbiamo però anche una produzione consistente di tartufo nero, dalle caratteristiche peculiari che dipendono da mille fattori che ne fanno un prodotto unico e diverso, come il tartufo Uncinato della Majella, che può essere definito senz'altro una perla d'Abruzzo.

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