Venerdì
29 aprile, a Guardiagrele, Bocca di Valle, presso il Ristorante Pater Montium ,
si è riunita l'assemblea dell'Associazione "Tartufai della Majella".
Il Presidente Ettore Cristini ha introdotto la discussione sulle tematiche
presenti soffermandosi sulla Gara di cani, che verrà effettuata il 24 luglio,
in Ring, a Bocca di Valle. Sull'argomento è intervenuto Rocco Auriti che ha anche prospettato l'idea di una gara più
interessante da effettuarsi su terreno libero. La discussione ha coinvolto
tutti i presenti. Il 24 luglio ci sarà la gara su Ring, mentre il 23 ottobre si disputerà una prima
gara su terreno libero su tartufo uncinato. Ambedue le gare si presentano
interessanti e coinvolgenti, la prima per il pubblico che potrà apprezzare il
lavoro dei cani, la seconda , una novità per la sezione, che appassionerà
soprattutto i tartufai. Si è parlato del fenomeno degli zappatori, una cosa
deplorevole che vede coinvolti individui delle regioni limitrofe e anche
elementi locali, una cosa tristissima in quanto determina la fine delle
tartufaie di scorzone. La funzione delle associazioni, in questo campo, è
fondamentale, in quanto occorre divulgare le conoscenze che si hanno intorno al
tartufo, alla sua dinamica di accrescimento e ai pericoli che questo prezioso
fungo ipogeo corre. Il pericolo più grande è rappresentato dalla zappatura
delle tartufaie in quanto si prende tartufo immaturo, senza alcuna proprietà
organolettica, che viene venduto a raccoglitori disonesti solo per imbrogliare
il cliente finale. Viene utilizzato per fare i vasetti di tartufo, soprattutto
di tartufo bianco. Con il tartufo immaturo si fa proprio questo, si imbroglia
ulteriormente il cliente finale che comprerà un vasetto, nel quale il prodotto
naturale è sostanzialmente costituito dalla piccola quantità di tartufo
immaturo accompagnato da aromi sintetici che danno una parvenza di prodotto
naturale. In questo modo si spaccia il tartufo nero, immaturo e dalla gleba
bianca, senza alcuna colorazione, anche per bianco pregiato. La tartufaia
zappata nel breve periodo è destinata a scomparire, l'uso delle strumento
inadatto, taglia le radici delle piante in simbiosi con il tartufo, elimina la
micorriza presente nel terreno, distrugge asportando le spore necessarie alla
riproduzione del tartufo. In tal modo il fenomeno bellissimo che porta alla
crescita del tartufo si interrompe e in breve tempo la tartufaia scompare. La
stessa cosa accade se non si richiudono le buche, le piccole radici
disseccheranno e si avrà un processo di decadimento analogo. Si è parlato poi
della necessità di approfondire le conoscenze sul tartufo, sulla sua ricerca e
sulla possibilità di coltivazione. Tutti sono intervenuti su argomenti di
assoluto interesse. Ettore Cristini ha evidenziato la necessità, allorché si
parla di tartufo, di adottare un sistema evidenziato da un esperto francese,
"dipende" ,deve essere la parola che deve precedere ogni discussione,
il tartufo, contrariamente al mondo che ci circonda sfugge ancora ad una
conoscenza approfondita. Negli ultimi tempi abbiamo appreso, attraverso lo
studio del genoma, molte novità intorno a questo tubero. Io
"scorzone" e "l'uncinato" appartengono alla stessa
famiglia, solo che il primo cresce dal mese di maggio in poi, su ogni tipo di
terreno, dal litorale fino ai monti, il secondo comincia a trovarsi dal mese di
ottobre soprattutto in montagna ,sotto faggi e pini, il primo ha una
"gleba" più chiara, tendente al marroncino, un odore più tenue,
mentre il secondo ha un profumo molto più accentuato, una gradevolezza al
palato molto più spiccata. Tutto questo dipende da ambienti differenti, da
presenza di piante diverse e anche da mille altri fattori che concorrono nella
strutturazione del tartufo. Tutti hanno partecipato alla discussione, è stato
un piccolo convegno sul tubero in questione, con apporti di tutti i presenti.
Sono venute fuori tutta una serie di testimonianze, con ricordi di situazioni
estremamente diverse ricordate da tartufai dotati di esperienze a volte anche
trentennali come quelle esposte da Giovanni Scioli. Il tartufo si evolve, cambia
negli anni, segue l'uomo, lo accompagna con alti e bassi, che
"dipendono" da mille cose, a partire dall'ambiente, curato o meno,
dal terreno, dalle piante presenti " comari o simbionti", da
microelementi presenti o meno per finire alla presenza dell'uomo e dal suo
comportamento, spesso determinato dall'ignoranza e dal disprezzo delle regole
della natura.
Si è parlato infine di alcuni corsi
di approfondimento delle conoscenze da tenersi a scadenza mensile, si parlerà
di cartografia, soccorso, veterinaria ed altro. Queste iniziative si
concluderanno nel mese di dicembre con un convegno sulle prospettive del
Tartufo e della tartuficultura, alla luce delle nuove disposizioni, in
discussione al senato, che dovrebbero essere approvate nel frattempo e che tendono ad uniformare la legislazione
italiana a quella europea in materia fiscale tenendo presente la tracciabilità
del tartufo, che è alla base della difesa del tartufo italiano e abruzzese.
Alla fine si è ribadito che esistono due punti fermi intorno al tartufo.
Storicamente il tartufo è conosciuto e apprezzato in Piemonte, in Toscana e in
Umbria, in Abruzzo era conosciuto da sempre nell'aquilano. Oggi in Abruzzo e
nel confinante Molise abbiamo la miglior produzione italiana di tartufo bianco,
spesso venduto in altre regioni come prodotto locale. Abbiamo però anche una
produzione consistente di tartufo nero, dalle caratteristiche peculiari che
dipendono da mille fattori che ne fanno un prodotto unico e diverso, come il
tartufo Uncinato della Majella, che può essere definito senz'altro una perla
d'Abruzzo.
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